Entro la fine del mese inviteremo i lettori del blog a votare il racconto preferito.
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“ Il
mio demone interiore diceva di farlo, ed io ho seguito quella voce che mi
tartassava la mente, inducendomi a reagire a quella mostruosità che mi appariva
davanti ai miei occhi; mia madre.”
In quel momento ho abbattuto la resistenza ed ho
affrontato il mio dolore.
Il mio tormento, man mano che affondavo quella lama nel
suo ventre duro, andava scemando, provando un senso di gioia e di conforto, in
quelle grida disperate di una madre affranta, guardando negli occhi la sua
piccola bambina che le squartava le budella. La lama del coltello penetrava in
profondità ed io inalavo quei respiri ansimanti di paura e di perdizione.
Moriva, stava agonizzando, e mi sentivo leggiadra, appagata, serena, pensando
di aver domato quel mio istinto che mi portava a distruggere chi mi aveva
creato.
Finalmente ero sua, e lui era mio.
Mio padre
- CONFESSIONI
DI EVA MACEDO - Dicembre 1998
1989
La piccola Eva Macedo giaceva inerme davanti a quel corpo
nudo e insanguinato della madre Maria. Il suo candido pigiama bianco era
imbrattato del color rosso che aveva accecato la sua mente, provocando l’ira
nei confronti di quella madre, che incredula, non aveva neanche cercato di
ribellarsi per quei forti e doloranti colpi all’addome che la piccola Eva le
aveva inflitto.
Quei suoi lunghi capelli biondi coprivano quegli occhi
azzurri come il cielo, il suo viso pallido era candido come la neve, e le sue
labbra rosa tremavano, vedendo quel corpo disteso sul pavimento della camera da
letto, oscurata da un grosso velo purpureo che ricoprivano quelle finestre
troppo grandi, troppo ampie per quella sua dimora, dove ricercava il conforto e
l’amore che il padre, Ernesto, arrecava alla moglie.
“
Sentivo una forte attrazione per mio padre. Avevo un senso di repulsione per
gli uomini che venivano a farci visita, ma per lui, il mio papà, non ne
provavo. Ogni volta che lo guardavo lo ammiravo, e mi sentivo come eccitata. Il
mio demone interiore ne era affascinato e mi incitava a stargli vicino. Non me
ne volevo mai distaccare, lui era la mia ossessione, il mio protettore, amavo
ogni tocco e sguardo dei suoi occhi. Mi sentivo sua e lui era eternamente mio.”
EVA MACEDO carcere minorile 1998
La giovane Eva si confidava alle autorità. Non sembrava
per niente turbata, ricordando quel momento che aveva cambiato la sua vita. Il
suo sguardo era fisso sull’orologio bianco appeso all’unica parete grigia e
cupa di quel confessionale, destando la sua attenzione in quella espressione
ambigua. I suoi occhi cielo andavano a spegnersi nella prigione che la
soffocava, privandosi della sua adolescenza spensierata. Le lancette
dell’orologio sembravano essersi fermate a quelle ore di disperazione, di
quando la piccola Eva era immersa in quella pozzanghera di sangue. Ora la si
vedeva sconfortata e fragile, e nessuno mai avrebbe osato solamente pensare che
quella ragazzina era l’assassina della sua famiglia.
Dal riformatorio non ne traeva beneficio, e quegli anni
passati dal macabro accaduto non le avevano insegnato nulla. Era sempre vaga,
come se niente le importasse, si perdeva totalmente in quelle giornate prive di qualsiasi
speranza giovanile.
La sua mente viaggiava o si era fermata in quell’arco di
tempo?
Ma quelle lancette dell’orologio le ricordavano qualcosa,
e man mano che i secondi e i minuti passavano, dentro quel suo meccanismo
mentale, si agitava un movimento psichico confusionale, e la ragazza,
apparentemente mite, emanava dal suo inconscio il suo demone interiore. Il suo
peccato veniva a farle visita nei giorni bui, la esortava a reagire, e lei si
lasciava andare in urla disperate.
“
Ogni volta che il mio papà mi sfiorava le labbra con la sua bocca calda e
morbida, io mi sentivo estasiata. Volevo persuaderlo, ma lui in me vedeva solo
una bambina bisognosa di carezze. Io
quelle carezze le avrei volute sul mio corpo, sentendo il palmo delle sue mani
dure sfiorare la mia pelle.
Mia
madre, prima di coricarsi veniva a darmi il saluto della notte, ma quando lo
faceva, il mio stomaco si contorceva, dai miei occhi lacrime di dolore
scendevano sul viso, bruciavano la mia pelle, la rabbia mi assaliva nella mente
e provavo un senso di ribellione. Non avrei voluto che andasse a rubare
quell’amore che mi era dovuto, e quando la vedevo poggiarsi in quel letto dalle
lenzuola color avorio, penetrava in me un senso di ingiustizia e mi capacitavo
nel ripetermi che prima o poi mi sarei presa la mia vittoria!”
Ammiravo il cielo in un pomeriggio limpido di sole. Mi
permettevano di leggere qualche libro, e nello spazio che ci concedevano per
passeggiare notavo sempre piccoli gruppi di ragazze formarsi. Mi facevo da
parte. Volevo uscire fuori dagli schemi, e mi allontanavo da quelle persone che
non rendevano appetibile il mio animo tormentato.
Volevo scappare da quella prigione che incatenava il mio
istinto, il mio pensiero non esitava a vagare in quella ribellione che dentro
me scoppiava. Desideravo emergere in un mondo che mi privava della mia sete di
vendetta, quella vendetta che mi aveva spinto ad ammazzare chi mi era intorno,
quel desiderio di vedere e restare li a fissare quel colore rosso sangue che mi
agitava le viscere del mio stomaco. Io volevo uccidere, sterminare e
combattere, ma solamente per me stessa, per il folle e unico pensiero di vedere
la gente soffrire.
Di notte quando ero in carcere, dei desideri perversi mi
assalivano, ripensavo a quel mio passato inadeguato, a quell’odio cruento che
provavo nei confronti di mia madre. Immaginavo di fare l’amore con mio padre dinanzi
a quel corpo tumefatto, e godevo a dismisura nel comporre quelle fantasie
sfrenate che il mio demone interiore farneticava.
“ Io
sono Eva Macedo, sono colei che verrà nei vostri incubi a destarvi dalla
staticità, sono colei che renderà le vostre vite complicate, straziate e
turbate. Io sono il demone, io sono il terrore, sarò il vostro tentatore. Il
sangue è la mia sete, la coppa sarà il mio trionfo, la innalzerò sopra il
vostro capo e berrò il vostro dolore, per la mia gloria per la mia gioia.”
LATO OSCURO
EVA MACEDO all’età di 10 anni venne arrestata per
omicidio colposo ai danni della madre Maria Mendez Macedo, e di Ernesto Macedo.
Figlia unica, di origini cilene...
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