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martedì 4 aprile 2017

LATO OSCURO

OTTAVO RACCONTO del concorso SMART WRITING!!!
Entro la fine del mese inviteremo i lettori del blog a votare il racconto preferito.
info murodilibri@libero.it

“ Il mio demone interiore diceva di farlo, ed io ho seguito quella voce che mi tartassava la mente, inducendomi a reagire a quella mostruosità che mi appariva davanti ai miei occhi; mia madre.”
In quel momento ho abbattuto la resistenza ed ho affrontato il mio dolore.
Il mio tormento, man mano che affondavo quella lama nel suo ventre duro, andava scemando, provando un senso di gioia e di conforto, in quelle grida disperate di una madre affranta, guardando negli occhi la sua piccola bambina che le squartava le budella. La lama del coltello penetrava in profondità ed io inalavo quei respiri ansimanti di paura e di perdizione. Moriva, stava agonizzando, e mi sentivo leggiadra, appagata, serena, pensando di aver domato quel mio istinto che mi portava a distruggere chi mi aveva creato.
Finalmente ero sua, e lui era mio.
Mio padre

-       ­CONFESSIONI DI EVA MACEDO - Dicembre 1998

1989
La piccola Eva Macedo giaceva inerme davanti a quel corpo nudo e insanguinato della madre Maria. Il suo candido pigiama bianco era imbrattato del color rosso che aveva accecato la sua mente, provocando l’ira nei confronti di quella madre, che incredula, non aveva neanche cercato di ribellarsi per quei forti e doloranti colpi all’addome che la piccola Eva le aveva inflitto.
Quei suoi lunghi capelli biondi coprivano quegli occhi azzurri come il cielo, il suo viso pallido era candido come la neve, e le sue labbra rosa tremavano, vedendo quel corpo disteso sul pavimento della camera da letto, oscurata da un grosso velo purpureo che ricoprivano quelle finestre troppo grandi, troppo ampie per quella sua dimora, dove ricercava il conforto e l’amore che il padre, Ernesto, arrecava alla moglie.

“ Sentivo una forte attrazione per mio padre. Avevo un senso di repulsione per gli uomini che venivano a farci visita, ma per lui, il mio papà, non ne provavo. Ogni volta che lo guardavo lo ammiravo, e mi sentivo come eccitata. Il mio demone interiore ne era affascinato e mi incitava a stargli vicino. Non me ne volevo mai distaccare, lui era la mia ossessione, il mio protettore, amavo ogni tocco e sguardo dei suoi occhi. Mi sentivo sua e lui era eternamente mio.”
EVA MACEDO carcere minorile 1998

La giovane Eva si confidava alle autorità. Non sembrava per niente turbata, ricordando quel momento che aveva cambiato la sua vita. Il suo sguardo era fisso sull’orologio bianco appeso all’unica parete grigia e cupa di quel confessionale, destando la sua attenzione in quella espressione ambigua. I suoi occhi cielo andavano a spegnersi nella prigione che la soffocava, privandosi della sua adolescenza spensierata. Le lancette dell’orologio sembravano essersi fermate a quelle ore di disperazione, di quando la piccola Eva era immersa in quella pozzanghera di sangue. Ora la si vedeva sconfortata e fragile, e nessuno mai avrebbe osato solamente pensare che quella ragazzina era l’assassina della sua famiglia.
Dal riformatorio non ne traeva beneficio, e quegli anni passati dal macabro accaduto non le avevano insegnato nulla. Era sempre vaga, come se niente le importasse, si perdeva totalmente  in quelle giornate prive di qualsiasi speranza giovanile.
La sua mente viaggiava o si era fermata in quell’arco di tempo?
Ma quelle lancette dell’orologio le ricordavano qualcosa, e man mano che i secondi e i minuti passavano, dentro quel suo meccanismo mentale, si agitava un movimento psichico confusionale, e la ragazza, apparentemente mite, emanava dal suo inconscio il suo demone interiore. Il suo peccato veniva a farle visita nei giorni bui, la esortava a reagire, e lei si lasciava andare in urla disperate.

“ Ogni volta che il mio papà mi sfiorava le labbra con la sua bocca calda e morbida, io mi sentivo estasiata. Volevo persuaderlo, ma lui in me vedeva solo una bambina  bisognosa di carezze. Io quelle carezze le avrei volute sul mio corpo, sentendo il palmo delle sue mani dure sfiorare la mia pelle.
Mia madre, prima di coricarsi veniva a darmi il saluto della notte, ma quando lo faceva, il mio stomaco si contorceva, dai miei occhi lacrime di dolore scendevano sul viso, bruciavano la mia pelle, la rabbia mi assaliva nella mente e provavo un senso di ribellione. Non avrei voluto che andasse a rubare quell’amore che mi era dovuto, e quando la vedevo poggiarsi in quel letto dalle lenzuola color avorio, penetrava in me un senso di ingiustizia e mi capacitavo nel ripetermi che prima o poi mi sarei presa la mia vittoria!”

Ammiravo il cielo in un pomeriggio limpido di sole. Mi permettevano di leggere qualche libro, e nello spazio che ci concedevano per passeggiare notavo sempre piccoli gruppi di ragazze formarsi. Mi facevo da parte. Volevo uscire fuori dagli schemi, e mi allontanavo da quelle persone che non rendevano appetibile il mio animo tormentato.
Volevo scappare da quella prigione che incatenava il mio istinto, il mio pensiero non esitava a vagare in quella ribellione che dentro me scoppiava. Desideravo emergere in un mondo che mi privava della mia sete di vendetta, quella vendetta che mi aveva spinto ad ammazzare chi mi era intorno, quel desiderio di vedere e restare li a fissare quel colore rosso sangue che mi agitava le viscere del mio stomaco. Io volevo uccidere, sterminare e combattere, ma solamente per me stessa, per il folle e unico pensiero di vedere la gente soffrire.
Di notte quando ero in carcere, dei desideri perversi mi assalivano, ripensavo a quel mio passato inadeguato, a quell’odio cruento che provavo nei confronti di mia madre. Immaginavo di fare l’amore con mio padre dinanzi a quel corpo tumefatto, e godevo a dismisura nel comporre quelle fantasie sfrenate che il mio demone interiore farneticava.
“ Io sono Eva Macedo, sono colei che verrà nei vostri incubi a destarvi dalla staticità, sono colei che renderà le vostre vite complicate, straziate e turbate. Io sono il demone, io sono il terrore, sarò il vostro tentatore. Il sangue è la mia sete, la coppa sarà il mio trionfo, la innalzerò sopra il vostro capo e berrò il vostro dolore, per la mia gloria per la mia gioia.”

LATO OSCURO
EVA MACEDO all’età di 10 anni venne arrestata per omicidio colposo ai danni della madre Maria Mendez Macedo, e di Ernesto Macedo. Figlia unica, di origini cilene...




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