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mercoledì 15 marzo 2017

IL RAGAZZO CHE DIVENTÒ AMICO DEI LIBRI

Terzo racconto del concorso SMART WRITING.... Mi raccomando, continuate a rispondere alla domanda qui a fianco. VI VOGLIAMO IN GIURIA!!!!!! 



Come ogni giorno, alle sette spaccate, il custode prese la saracinesca e la tirò verso il basso con forza. Dopo aver chiuso il lucchetto con la grossa chiave arrugginita, si voltò e si allontanò controllando il telefono. All’interno della biblioteca, una voce imprecava e urlava. ‘Non posso crederci! Stavolta Carlo me la paga!’ Carlo, in realtà, non era che un pensionato con un apparecchio acustico mal funzionante che si prendeva la responsabilità di chiudere, ogni giorno, la biblioteca del paese. Il bibliotecario, pigro com’era, aveva addirittura insistito per trovare un volontario che, appunto, controllasse che nessuno fosse rimasto all’interno e poi avrebbe dovuto chiudere. E l’unico ‘fesso’ che c’era cascato era stato il vecchio Carlo. Peccato che non ci sentisse e, soprattutto d’estate, non era particolarmente attento. “ È tutta colpa tua!”  gridò Paolo, rivolto verso una ragazza dall’espressione serena, tranquillamente seduta a terra con la schiena appoggiata al fianco di uno dei tanti scaffali. Non rispose. “Colpa tua e di quel vecchietto … e ci vado di mezzo io!” si lagnò il dodicenne, camminando frettolosamente avanti e indietro, gesticolando. Laura si degnò di parlare: “Guarda che sono bloccata anch’io.”
 Paolo si girò di scatto con uno sguardo di fuoco.
 “Ma la colpa è …”                                                                                                                    
 "Mia! Sì, lo so. Ti vuoi calmare?”                                                                                      
Finalmente Paolo sospirò e si lasciò cadere a sedere a fianco della coetanea. Era stata una pessima idea trattenersi fino all’orario di chiusura della biblioteca! E i loro genitori non sospettavano niente, perché purtroppo quella sera sia Laura che Paolo avrebbero dovuto dormire da un loro amico! Almeno i due avevano i cellulari per chiamare a casa?
Certo che no.                                                             
 “Per fortuna un quarto d’ora fa ci siamo abbuffati al bar!” osò commentare sorridendo Laura. Era sempre così: sorridente, ottimista e calma. Poteva ritrovarsi nel cratere di un vulcano attivo e continuare a sorridere e trovare un aspetto buono, tipo: “Wow, non avevo mai visto un vulcano dall’interno!”  Invece Paolo era tutto il contrario. Trovava sempre gli aspetti brutti, i difetti nascosti. Era un perfezionista e pessimista. Se una cosa non era esattamente come s’intendeva lui, non esisteva neppure. Ora, vi chiederete, come facevano questi due ‘alieni’ ad essere amici? Ovviamente con i soliti fattori: conoscenza sin dall’infanzia e stessa classe. Ma c’era una cosa che li differenziava più di ogni altra: Laura era una lettrice accanita, Paolo invece solo a sentir parlare di libri alzava gli occhi al cielo. Laura aveva provato innumerevoli volte a trasmettere la passione della lettura all’amico, ma niente: quel testardo rimaneva ben fermo sulla sua posizione. Per questo, la ragazza aveva un motivo in più per essere felice di rimanere chiusa in biblioteca con Paolo per dodici ore.
“Almeno hai qualcosa da mangiare?” sospirò lui, guardando la compagna con un’espressione speranzosa.                                                                                                
“Meno male che ti conosco meglio di tua madre” rise Laura, estraendo dalla borsetta quattro cioccolatini, una stecca di cioccolato e un pacchetto di cracker. “Siamo entrambi due che riescono a non mangiare per quattro ore. Dovremo cercare di non sprecare le provviste. Orologio?”
Paolo annuì e le mostrò il nuovo modello che portava al polso.
“Sei fortunata! L’ho comprato l’altro giorno, con timer”, annunciò fiero. Poi si batté una mano sulla fronte, mugolando. “Che stupido! A casa avevo quello anche con le chiamate e il GPS, mia mamma ha insistito che lo portassi in prima media, perché andavamo a piedi a scuola e tornavamo. Con quello poteva vedere dov'ero                                                                                                                               
“Ehi, chi lo sapeva che saremmo rimasti bloccati qui?” cercò di consolarlo Laura, con scarsi risultati. I due amici impostarono il timer sulle nove per la “cena”. Poi rimasero in silenzio. Laura cercava disperatamente qualcosa di buono da trovare in quella situazione. “Dai, per l’acqua c’è quella del lavandino della toilette, e non rischieremo di finirla! E … questa potrebbe essere un’occasione per avvicinarti ai libri!” Avrebbe fatto meglio a non dirlo: Paolo la gelò con lo sguardo. “Non ho la minima intenzione di aprire un solo libro in dodici ore, sia ben chiaro!” ribatté, serrando la mascella. “Come vuoi … “ ridacchiò Laura, alzandosi. Si diresse verso la sezione ragazzi.    
Un’ora dopo …                                                                                                                      
 “Laura! Laura! Ma dove diavolo ti sei cacciata?!”                                                          
 Paolo digrignò i denti. Erano dieci minuti che si sgolava chiamando l’amica, che pareva essersi volatilizzata! Stava veramente per rompere una finestra e andarsene, quando sentì una voce allegra cinguettare: “ Paaoloo! Sono quiii!”      
Il ragazzo si diresse a grandi falcate verso “l’Angolo delle Vetrate”, come lo chiamava Laura. Proveniva da lì la voce. Per un attimo il dodicenne pensò che la sua amica avesse provato ad attirare l’attenzione di qualcuno, ma subito dopo ricordò che anche le vetrate erano coperte dalla saracinesca. Sbirciò da dietro una libreria e vide la compagna di classe che … “Ma che hai combinato?!” gridò scioccato Paolo. Laura era circondata da alcune pile ordinate e in perfetto equilibrio di libri. “Sono tutti romanzi che ti potrebbero piacere!” esclamò la ragazza. Dopodiché, prese con cautela una pila di volumi fra le mani e la spostò accanto a un divanetto. “Ecco quelli che potrebbero andarti a genio! ‘I pirati di Mompracem’, ‘I ragazzi della via Pàl’, ‘Il Corsaro Nero’ …” Paolo interruppe la sfilza di classici nominati. “Stai scherzando spero!” sbuffò “Sono tutti dei mattoni barbosi, pesanti e lunghi!” Laura lo prese in giro “Be’, in realtà non si chiamano mattoni, ma libri, una parola sconosciuta e aliena! Comunque, anche se sono dei veri capolavori, c’è “Harry Potter”, tutta la saga. Tornando un po’ al classico, scommetto che adorerai “Sherlock Holmes” … Paolo rise. “Neanche morto!” Ma la ragazza non si diede per vinto. “Okay, allora …”                                  
“Laura!”  L’interpellata lasciò cadere il decimo libro che gli stava porgendo e ammutolì.                   
 “Non ho nessuna voglia di leggere, o meglio torturare i miei occhi con volumi da ottocento pagine e passa!”                                                                                              
Silenzio.
“Va bene, sai che ti dico?” sbottò Laura “Uno: mi arrendo! Sei solo un ignorante che non capisce nulla! Ma va bene lo stesso! Poi rimpiangerai di non aver mai capito l’importanza dei libri! E DUE: con ottocento pagine e passa … c’è “Il Signore degli Anelli” di Tolkien!”
Si voltò furente. Non passarono due secondi che entrambi scoppiarono a ridere. Paolo si scusò. Subito dopo, però, si illuminò come una lampadina. “Mi è venuta un’idea!” strillò, correndo verso il bagno, seguito dall’amica. La quale non gli fece domande. Piuttosto, lo osservò attenta. Il ragazzo si arrampicò, sostenuto da lei, fino alla finestra.
“Non ci credo!”                                                                                                                          L’espressione allegra di poco prima si trasformò in rabbia. Paolo saltò a terra con gli occhi lucidi. “È chiusa!” strillò, con quanta voce aveva in gola. Cadde a sedere, nascondendosi il viso tra le mani. “Non resisterò mai altre dieci ore e mezza!” A quel punto, accadde una cosa davvero strana: invece di vedere un lato positivo come al suo solito, Laura circondò le spalle del coetaneo e stette zitta. Quello, stupito, la guardò sorridendo. “Sono stato un idiota prima.” La ragazza non intervenne. “Sai che ti dico? Consigliami un libro. Classico o no, non importa! Laura?” Lei sospirò “Ti ricordi alle elementari?” Paolo annuì. “Tutti mi consideravano un’aliena. Una strana. Tutti tranne te.” Abbassò gli occhi. “Ma non c’eri sempre. E così mi sono rifugiata nei libri. Paolo, i libri mi hanno tenuta in piedi. Non mi hanno mai abbandonato. Non ti possono tradire, ci sono sempre. Sono quegli amici magici che ti aspettano sempre sulla libreria, che risvegliano un sentimento di assoluta proprietà. Un libro diventa classico perché non viene più dimenticato. Gli amici e gli amori, beh, la maggior parte vanno e vengono! Ma, secondo te, come mai, dopo quasi duecento anni, leggi “I Promessi Sposi”?”                                                                      
“Di Manzoni” non poté fare a meno di completare la citazione Paolo. Con questo suo intervento, Laura, come risvegliata, rise e si alzò. “Esatto! Senti, che ne dici di mangiare?” I due tornarono nella sezione ragazzi e lì, chiacchierando, “cenarono”. Non si parlò più di argomenti tristi. Tuttavia, mentre Laura si addormentò, Paolo non poté fare a meno di ripensare a tutto ciò che lei aveva detto. Non era mai stato appassionato di letteratura. La considerava una perdita di tempo, noiosa. Ma Laura non mentiva mai. E … e se davvero un libro potesse cambiarti la vita. Mentre si rigirava nella poltrona, sospirò. Forse doveva dare una possibilità alle storie e ai racconti. Si guardò intorno: le pile di volumi selezionati per lui da Laura erano ancora lì. Si avvicinò circospetto. Afferrò il primo libro che trovò. “Il Signore degli Anelli”, di Tolkien bisbigliò leggendo il titolo. Lo aprì con riluttanza, accarezzando le pagine un po’ ingiallite. Lesse le prime pagine con attenzione. Tuttavia dovette fermarsi a cercare di capire il significato. Per una volta, non mollò al primo tentativo. Quando Laura si risvegliò la prima cosa che fece fu guardare l’orologio da parete appeso sopra la finestra: le quattro in punto. Alzò le braccia per stiracchiarsi, ma fu distratta dal rumore di una mano che sfogliava una pagina. Nel silenzio, si sarebbe sentito un pensiero! Si alzò delicatamente e, in punta di piedi, sbirciò da dietro uno scaffale. Quello che vide la lasciò a bocca aperta! Paolo, seduto a gambe incrociate e con un libro in versione mattone fra le mani, leggeva con attenzione. Il suo sguardo seguiva veloce le parole, i suoi occhi brillavano di curiosità e interesse. Nemmeno una bomba sarebbe riuscita a distrarlo. Perciò Laura decise che non l’avrebbe fatto lei. Le dispiacque pensare che, tre ore dopo, tutto sarebbe finito. ‘No’ rifletté ‘Ho visto la sua espressione. Serena. Paolo non sarà più quello di prima, perché ha capito che il migliore amico che si può avere è un libro.
Tornò a rannicchiarsi sul divanetto e ricadde nel sonno, stavolta con un sorriso sulle labbra.


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