Visualizzazioni totali

mercoledì 7 dicembre 2016

INTERVISTA A NICOLA TENANI


1) Com'è nata la tua passione per la scrittura?

Non esiste un momento specifico, però lo focalizzo quando decisi, grande appassionato di musica alternativa, in quell’anno (credo fosse il 2006), decisi di iniziare una collaborazione recensendo dischi, portando anche la mia passione per la fotografia con live-report accurati, interviste, assieme ad una webmag, cui seguì la mia collaborazione con Ondarock, un intervallo di alcuni anni nel quale ho fondato una mia webmag musicale che ha avuto nel tempo molti lettori, dopodiché il mio recente ritorno ad Ondarock.
Ma era solo musica … per quanto solo sia riduttivo.
Inizio a scrivere libri di narrativa e saggistica un paio d’anni fa.
Dopo una lunga permanenza in india del sud (Kerala) assieme a mia moglie e alla mia bimba di quattro anni. Al ritorno la mole di input, emozioni vissute, ricordi, esperienze era talmente forte che metabolizzarle attraverso il semplice ricordo (la rimembranza così cara agli scrittori e poeti del passato), lo sentivo come forte ostacolo.
Necessitava di qualcosa di più importante, di una vera scrittura di tutto quel bagaglio attraverso la stesura di un romanzo.
Inizia così la stesura de “Le fate del Travancore”, uscito nel 2016 grazie alla pubblicazione cartacea di Edizioni dell’Eremo e l’ebook assieme a Panesi editore.

Il libro è una storia che racconta il su indiano, le sue vite, culture, spiritualità, cibi, danze, natura, templi, attraverso tre racconti che narrano di donne o ragazzine: dei loro successi, delle loro sconfitte, in una Terra dove il contrasto cromatico ed emotivo regna sul tutto, dove Dio s’incontra tra gli occhi piangenti di una vedova o grazie al volo di un uccello al tramotno, dove la pioggia devasta e purifica, nutre e uccide, dove anche il cibo è estremo ma in grado di sedurti.


2) Esiste un libro, un autore o anche solo un racconto che ti ha influenzato/a?

Tiziano Terzani mi ha sempre appagato per il suo modo di interpretare l’Asia, l’India in particolare, attraverso occhi critici ma non cinici, cercando la sua strada e non percorrendo quella di altri, un po’ come anche io ho vissuto la mia India.


3) Quanto tempo hai impiegato?

La stesura del libro ha richiesto veramente poco; era tutto in me, l’avevo sognato la notte, vissuto nelle veglie ad occhi aperti, supino nel letto, durante il giorno.
Le storie sono nate nel lasso di tre settimane, in un mese il libro era completo.
Così anche il secondo, si chiamerà “Le fate del Malabar”, uscirà in febbraio 2017 sempre grazie alla collaborazione con le due case editrici con cui ho firmato un contratto per la pubblicazione di quella che sarà una trilogia.


4) Comè stato il tuo primo approccio col mondo dell'editoria?

Semplice e fortuito.
Le storie sono particolari, credo di esulare dalla narrativa canonica perché racconto una Terra di fascino ma che richiede la conoscenza di essa molto profonda che solo l’averci vissuto a lungo ti concede.
Racconto di donne, di viaggio, di esotismo ma con gli occhi poco disillusi e affatto illusi di un uomo che scruta, medita nel luogo, fotografa, capisce o cerca di farlo nel modo meno occidentale possibile.


5) Parlaci un po' del tuo libro. Cerca di convincere i lettori di MURO DI LIBRI a sceglierlo.

Un po’ l’ho già rivelato …
Perché acquistarlo?
Dovrebbero testimoniarvelo i molti lettori che hanno acquistato il libro e dopo averlo letto mi hanno scritto ringraziandomi per averli, innanzitutto condotti lontano attraverso un viaggio culturale ed emotivo. In questo viaggio mi raccontano di avere gioito e sofferto attraverso Judy la donna cristiana sposata con un pescatore disoccupato e alcolizzato, la piccola Sajitha e la sua dance-competition di danza Mohiniyattam (così diffusa in Kerala la competizione ad alto livello tra scuole di ballo), la vedova Subha nel suo ricordare la sua triste vita accanto ad un topolino, persi nel tempo di una piantagione al tramonto, nel cuore di una natura che toglie il fiato tra tragedie e un buon epilogo.
Si sono commossi come mi sono commosso io rileggendolo la prima volta, anche se sono iper critico con me stesso, anche se ne avrei riscritto alcuni passaggi ma questo, si sa, fa parte dell’evoluzione letteraria di ognuno di noi.
Mi piace ancora, nonostante le molte letture, c’è verità e poesia, didascalico nel raccontare gli ambienti mi commuovo sempre nel ritrovare parte di me, di noi, tra le righe, anche quando celati dietro la maschera di chi osserva e non interagisce.



Le fate del Travancore lo potrete trovare in libreria, qualunque libreria del territorio, online negli store sia in formato cartaceo o ebook, oppure, e ve lo dedicherò con un piccolo mantra, ordinandolo direttamente a me tramite contatto email

tenny2004@libero.it
PRESENTAZIONE
Nicola Tenani, nasce a Ferrara nel 1968, si trasferisce a Bologna nel 2006 e nel corso degli anni approfondisce il suo amore per l’India assieme alla moglie con la quale, nel 2014, decide di trasferirsi per un lungo periodo in Kerala in qualità di volontario internazionale presso un’Associazione non governativa keralita di supporto alle difficoltà dell’infanzia, delle donne e di diversi progetti legati allo stato di indigenza delle caste svantaggiate nel sud del Kerala.
Unendo la sua passione per la scrittura, da anni è direttore di un sito musicale, della fotografia, della spiritualità e della cultura indiana in genere, keralita nello specifico, con le ‘Fate Del Travancore’ esordisce nella narrativa legata al viaggio e alla spiritualità del sub-continente.
SINOSSI
Il Travancore: una regione situata nell’India precedente l’Indipendenza del 1947, un regno a cavallo tra gli attuali confini meridionali dello stato del Kerala (allora suddiviso in tre regioni, Travancore, Kochi, Malabar) e parte del confinante Tamil Nadu. Oggi i confini sono definiti in modalità diverse ma il Travancore esiste nella sua cultura, cibi, usanze, aspetti naturalistici, templi, luoghi, storie di uomini e donne forgiate nei millenni al senso dell’armonia interreligiosa e alla convivenza tra caste e etnie variegate.
Chi sono le fate del Travancore? Sono le donne di questo angolo di tropico indiano: all’interno del romanzo viaggerete in quelle terre attraverso spaccati delle loro vite, delusioni, sofferenze, sogni, disillusioni e successi. Per le mie ‘fate’ ho voluto in tutte le storie un happy-end per allontanare l’odore sgradevole di una stampa internazionale che si occupa di India solamente in frangenti di violenze, per mostrare un aspetto diverso, la tenacia, la cultura, la spiritualità di un popolo che merita e chiede un diverso approccio.
In questo percorso letterario sarete non solo viaggiatori ma soffrirete e gioirete al fianco della vedova Subha e della sua rivincita su un karma in precedenza negativo, al fianco della giovane Sajitha, danzatrice di Mohiniyattam alla scoperta di se e del legame con la sua insegnante, alla povera Judy, cristiana sposata con un marito alcolizzato e violento, il suo dolore sulle rive del mare d’Arabia, i sogni comuni per uscire dalla disperazione alla ricerca di una nuova vita riscattata.

Tre storie di donne ambientate in una delle regioni meno conosciute dell’India. (Le fate del Travancore, 120 pagine, 10 euro. Edizioni dell’Eremo 2016 e per l’ebook Panesi Edizioni 2,99 euro). Sono tre racconti che fanno viaggiare il lettore attraverso paesaggi, situazioni, emozioni e sentimenti. L’autore, Nicola Tenani, ha vissuto in quelle zone e dunque la sua narrazione si snoda in una sorta di cronaca poetica quasi “dal vivo”, in una rappresentazione colorata e, per certi aspetti, cinematografica. I colori, i profumi, i rumori e i suoni della natura risaltano in ciascuno dei tre racconti e vengono presentati nei più piccoli dettagli cosicché il lettore  ne nota i particolari, i contorni, le sfumature. Non per niente l’autore è anche un abile fotografo e la splendida immagine della copertina lo conferma.
Ma oltre al colore, oltre alla scenografia, una parte importante presente nel lavoro di Tenani è l’introspezione psicologica delle protagoniste. Ciascuna si porta sulle spalle il suo microcosmo fatto di ansie, dolori, gioie e speranze e questo microcosmo viene rappresentato in tutte le sue sfaccettature, in tutti i suoi lati, positivi e negativi. La vedova, la danzatrice e la sposa sono tre aspetti al femminile che rappresentano altrettante icone sociali, anche nel nostro mondo occidentale.
Ma c’è un’altra protagonista nel lavoro di Tenani oltre alle tre donne ed è una protagonista la cui presenza si manifesta con continuità, ma con sapienti dosaggi, nel corso delle tre storie. Questa protagonista è la Solidarietà con la esse maiuscola, quella concreta, quella della gente umile, che agisce d’istinto, che non si fa troppe domande. E così anche la sofferenza, inevitabile nelle vicende terrene, è vissuta non con la rassegnazione dei deboli, bensì con dignità e con la consapevolezza che essa fa parte da sempre della nostra condizione umana.
Non era compito facile rappresentare tre storie di questo tipo perché  il rischio di cadere nella retorica, nel sentimentalismo era alto. L’autore invece ha saputo mantenere un percorso narrativo asciutto, fotografico e nello stesso tempo poetico.
Nel libro, oltre alle note esplicative a piè di pagina, c’è un glossario che aiuta a comprendere in maniera chiara e concisa il significato di termini che vengono usati nella vita di tutti i giorni in India. Ci sono anche spiegazioni su alcuni cibi, utili per chi vuole cominciare a farsi un’idea di quello splendido e contraddittorio grande Paese dell’Asia e averne una visione che si allontana dai cliché che ci vengono solitamente presentati.


Nessun commento:

Posta un commento