Siamo giunti al sesto racconto del concorso SMART WRITING.... potete partecipare con un racconto. VI ANDREBBE DI ESSERE PARTE DELLA GIURIA? RISPONDETE ALLA DOMANDA QUI A FIANCO
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Lo incontrai alla stazione dei treni di Faenza circa un anno fa.
Ero entrata per comprare due biglietti andata e ritorno per Venezia. Io e Giovanni saremmo partiti per una delle nostre gitarelle quel fine settimana e stavo facendo la fila allo sportello quando, con la coda dell’occhio, mi sembrò di vederlo.
Era strano che si trovasse lì. Viveva da dieci anni a Como e dalla morte di sua madre, a quel che ne sapevo, non veniva quasi più dalle nostre parti.
Mi voltai e mi accorsi che era proprio lui.
Era un po’ più grosso dell’ultima volta che l’avevo visto, e mi colpirono le guance rosee e piene da ragazzino goloso che contrastavano con i capelli ormai tutti bianchi. Usciva dal bar con una borsa in spalla e teneva in mano un pacchetto di caramelle gommose.
Distolsi di scatto lo sguardo e cercai di nascondermi tra le altre persone ma ormai mi aveva visto e allora accennai un gesto di saluto e un sorriso mentre lui mi si avvicinava, facendo dondolare il pacchetto delle caramelle.
“Ciao” mi disse
“Ciao” gli risposi. E poi “Cosa ci fai qua?”
“Sono passato a trovare mia sorella e prendo di qui il treno per Roma. Sai, adesso con Italo in poco più di due ore da Bologna sei a Roma. Devo vedere un cliente, ho prenotato una stanza per una notte in piazza Barberini. Noi ci siamo stati a Roma insieme, vero?…”
“Certo che ci siamo stati” e avrei aggiunto come puoi avere il dubbio, è stato il nostro Viaggio.
“Si, si, hai ragione. Adesso mi sembra di ricordare di aver guardato con te la fontana del Tritone. Forse abbiamo fatto anche delle fotografie.”
“Si, infatti.” E nella mente mi si aprì l’immagine della piazza nella luce di un lontano pomeriggio d’inverno.
“ Ci torno volentieri a Roma. Non è come Milano, che mi ha stancato. Dicono che questo Italo poi sia molto comodo e ci si può collegare a internet, arrivi che non te ne sei neanche accorto”
Era arrivato il mio turno allo sportello, mi sporsi verso l’impiegato, chiesi i biglietti e pagai. Intanto lui non accennava a salutarmi e ad andarsene. Se ne stava lì in piedi ad aspettarmi.
Lo guardai mostrandogli i biglietti e dissi piano “Ecco fatto”. Diedi anche una sbirciata fuori, alla macchina in divieto di sosta.
Se ne uscì tranquillo con: “Ti viene in mente qualche posticino dove andare a mangiare, a Roma?”
“Non saprei” dissi “E’ tanto che non ci vado. Ricordo più o meno le strade di un paio di ristoranti ma non i nomi”
“Siccome paga la ditta, ho intenzione di trattarmi bene ma ad andare alla cieca si rischia di prendere una fregatura”
“Magari c’è un buon ristorante nell’hotel” e allungai di nuovo il collo per controllare la macchina ma lui sembrò non accorgersene e continuò a farfugliare sulla qualità dei ristoranti a Roma
“A che ora parte il tuo treno?” gli chiesi
“Sono arrivato in anticipo, ho ancora un quarto d’ora. Mi pare che andassimo anche a visitare il foro, quella volta.”
“ Eh, si.” Mi avevano fatto un’incredibile impressione le rovine del foro romano al tramonto quella prima volta, non potevo certo essermene dimenticata. E mi rivedevo con il mio cappotto a scacchi nuovo e il mio latino ancora fresco di liceo aggirarmi felice tra quelle antiche pietre che avevo visto solo sui libri e tante volte immaginato.
“Sta bene tua sorella?” gli domandai
“Ma si, anche se da quando è morta mia mamma sembra più spenta. Litigavano sempre ma adesso…” e dopo una breve pausa “Non ha più nessuno con cui litigare”
Mi vennero in mente le tante discussioni a cui avevo assistito.
Guardai di nuovo verso la macchina e stavolta lui sembrò capire.
“A proposito, grazie per essere venuta al funerale, c’era anche tuo fratello”
“Ero affezionata a Giulia anche se non la vedevo quasi più. Mi è dispiaciuto veramente”
“Beh, comunque era malata da tanto tempo..”
Feci una smorfia non sapendo cosa dire e cominciai ad allontanarmi, salutandolo ed augurandogli buon viaggio.
Mi rispose con un “Ciao Silvia” e poi, avanzando di qualche passo verso l’uscita e alzando un po’ la voce “Scusa, non ti ho chiesto se volevi una caramella”
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