L'INGANNO
Sul cielo terso, strappi d'oscurità.
Ferite profonde, minacciosi varchi,
colano al suolo, non sono parchi,
miasmi d'ossidiana tonalità.
OH fiore adorno d'arcana purezza,
il tuo nitore è presto velato
dai molti adepti di un dio spietato
che linfa assorbe e cede in tristezza.
La Venere Dionaea s'atteggia con tatto.
Sfoggia, generosa, la propria avvenenza
ma, lo si sa, è solo parvenza
pronta a predar chi ha l'occhio distratto.
A falsar virgulti da grazioso orpello,
insegna l'edera, la grande esperta
ma poi destina a morte certa
chi, in buona fede, le da il puntello.
Il malaffare a guisa di tossina, agisce.
"Uniamo i popoli", dicean in coro,
poi han sottratto le pentole d'oro
e alla plebe, ingenua, l'arcobaleno svanisce.
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