Visualizzazioni totali

lunedì 13 febbraio 2017

OSPITI INATTESI A CASA BOSCIARQI

Di
Lorenzo Bosi 


"Bambini è ora di andare a letto. Domattina troverete il personale che abbiamo assunto per prendersi cura di voi e della casa durante la nostra assenza", avvisò la signora Bosciarqi.
"Dovete proprio andare via?", domandò la voce monotono di Alaja.
"È una grandissima opportunità che non possiamo perdere. Da sempre, il rispetto della natura è l'obiettivo primario della nostra famiglia, non è così, piccola mia?"
La bambina annuì.
"Io e tuo padre siamo stati invitati ad una serie di trasmissioni all'estero per parlare proprio di questo. E' la nostra missione e non ci tireremo di certo indietro".
Arame emerse dalle acque del laghetto domestico e si avvicinò.
"D'accordo mamma, faremo i bravi", disse, scuotendo velocemente la testa per asciugare i lunghi capelli stepposi.
Schizzi d'acqua volarono dappertutto.
In quel momento sopraggiunse pure il signor Bosciarqi, sovraccarico di bagagli.
Sorreggeva due valigie con le mani, altre quattro era avvolte dalle sue luuuuunghissime braccia rinsecchite. In più un enorme baule gli ondeggiava sulla testa, in precario equilibrio.
"Ti sei raccomandata ai nostri cucciolotti di fare i bravi?"
"Certo, leprottino mio", confermò la donna. Poi rivolgendosi ai figli, aggiunse: "Prima di partire vogliamo una leccatina sulla faccina" - seppur nel suo caso sarebbe stato più indicato il termine  'facciona'...ma non diciamolo troppo forte ;)
I bimbi raggiunsero i genitori e, come richiesto, li presero a linguate.
"Ed ora, a letto!"
"Va bene, papa", risposero in coro.
I signori Bosciarqi uscirono. 
Prima di andare nelle rispettive camere, Alaja e Arame raggiunsero l'uscita e appoggiarono le orecchie alla porta.
Come previsto, udirono un grosso tonfo e un "Accidenti!" del padre.
Il grosso baule non aveva mantenuto l'equilibrio e si era schiantato a terra.
I due bimbi risero a squarciagola.

La consueta quiete notturna di Freudaccio venne bruscamente interrotta dal sibilo fastidioso delle sirene dalla polizia.
"Nascondiamoci qui".
Due figure vestite di nero oltrepassarono il cancello ricoperto di erbacce di casa Bosciarqi, correndo a più non posso.
"Che roba è mai questa? Una grotta con la porta?", domandò il più grasso dei due con voce tremula.
"Ascolta Maio, mi hai stancato. Di questo passo, presto avrai paura anche della tua ombra", si arrabbiò il compare. "Volevi nasconderti in un albergo a cinque stelle? Svelto, entra!"
L'altro annuì senza troppa convinzione. Poi però seguì il complice. Nella foga, i due ladri pasticcioni diedero una sonora craniata contro la porta chiusa.
"Idiota, fatti indietro", si infuriò il più secco per essersi ritrovato addosso tutto il peso del compare.
"Lio, io ho paura, cosa facciamo?"
"Piantala. Dobbiamo trovare un altro nascondiglio", considerò Lio. "Ma chi cavolo si prende la briga di chiudere a chiave una grotta? Robe da matti".
Era evidente che i due loschi figuri non fossero del posto. E certo, non esisteva freudaccese al mondo che non conoscesse la bizzarria di casa Bosciarqi. Ma proprio quando il fischio della sirena si stava avvicinando pericolosamente, la porta si aprì...da sola.
"Oh, santo cielo! Che diavoleria è mai questa?", frignò Maio. "Io lì dentro non ci metto piede".
Ma venne smentito prima ancora di terminare la frase. Quando Lio vide i fari delle volanti che gli erano alle calcagna, lo trascinò dentro con la forza.
Nessuno dei due aveva fatto caso alla pianta di eucalipto che aveva aperto la porta.
"Perfetto, qui non ci troveranno".
"Questo posto è inquietante", piagnucolò Maio, puntando nervosamente il fascio di luce della torcia in tutte le direzioni. "In questa grotta ci vive qualcuno".
Lio non fece caso alle parole del complice né, tanto meno, a ciò che illuminava la pila.
"Sdraiamoci sull'erba e schiacciamo un pisolino".
Maio rabbrividì ma, seppur poco convinto, ubbidì al compare.
Stava già dormendo quando ebbe l'impressione di venire solleticato in volto.
Si grattò.
Una volta...due volte...tre volte.
A questo punto, accese la torcia.
"Ma che diavolo...?"
Un piccolo arbusto, che prima non aveva notato, incombeva su di lui.
Con la mano cercò di spostare il rametto dispettoso ma...ma...ma
Si mosse!!! Poi un sibilo.
"AHHHHH", gridò mentre spiccava un balzo che avrebbe fatto invidia a qualsiasi atleta olimpionico.
"Maio, ti ha dato per caso di volta il cervello?"
Il trambusto aveva svegliato pure Lio.
Il ladro accese la sua torcia ma a fianco a sé non trovò più il complice.
"Dove ti sei cacciato?"
"Quassù", rispose una vocina che, più che dall'alto, sembrava provenire dall'oltretomba.
Quando sollevò il fascio di luce al soffitto, Lio trovò l'amico appeso ad una liana.
"Torna a dormire. Cosa ci fai lassù?", lo rimprovverò.
"No no no, io non scendo. C'è un cespuglio che si muove da solo".
Il ladro più secco, sbuffò ma, pazientemente, usò la torcia per fare una rapida carrellata sul prato.
Come previsto, non trovò nessun cespuglio stregato.
"L'hai solo sognato, qui non c'è niente. Torna giù subito e mettiti a dormire".
Mino si convinse...o meglio, ci provò e tornò a sdraiarsi vicino al complice.
"Siete voi che dovete badare me e mio fratello?"
Proprio nel momento in cui stava per riprendere sonno, il ladro cicciottello udì una sgradevole voce monotono che lo fece sussultare.
Sbarrò gli occhi.
A pochi passi da lui, dove poco prima c'era il vuoto assoluto, - ne era certo -ora vedeva una statua di pietra. Ma questo poteva anche succedere, ammise a sé stesso....non altrettanto accettabile però era il fatto che la scultura potesse parlare... Santo Cielo. Stava impazzendo o cosa?
"Maio! Maio! SVEGLIATI SUBITO!!!!"
"Cos'è successo, di nuovo?"
Stavolta la statua la vide anche lui.
"Nessuno mi risponde?"
....e udì pure la sua voce...
Maio si girò di scatto, prese una bottiglia dalla sacca che conteneva pure il bottino della rapina e la infrange sul capo di chi aveva parlato.
"Siete impazziti? Quando tornano i nostri genitori sarà la prima cosa che riferirò".
Alaja afferrò la calotta di capelli pietrificati e la sollevò dalla testa calva.
"Co...co...co...sa sei?"
Era Lio a balbettare. Maio era troppo spaventato per avere qualsiasi tipo di reazione. Anzi, riusciva sì ad aprire e a chiudere la bocca ma da essa non fuoriusciva alcun suono.
Improvvisamente, dall'esterno si udirono di nuovo le sirene delle polizia.
I due ladri si voltarono di scatto verso la finestra rotonda.
Poveri loro, erano finiti dalla padella nella brace.
Nel frattempo, Alaja sfregò la sua calotta sull'erba del salotto per ripulirla dai detriti di vetro. Poi se la ripose sul capo, squadrando i due individui ancora seduti a terra con occhi severi.
"ARAMEEEE".
Le rare volte in cui si alzava di tono, il timbro vocale della bimba si faceva stridulo, più sgradevole di una manciata di spilli conficcati nei timpani.
"Co...co...cosa sei?", ripeté Maio.
"Io sono a casa mia. Siete voi che dovete dirmi chi siete".
Eccola di nuovo cantilenare con la sua voce monotono.
Alaja avanzò di un passo.
Lio si riscosse all'improvviso e scattò in piedi.
"Non avvicinarti! Resta dove sei!"
Era terrorizzato...ma non solo lui. Anche il complice si era alzato.
"Alaja, cosa succede?".
Una figura bianca, addirittura traslucida, apparve dai meandri oscuri della grotta. I lunghi capelli rossi e stepposi incorniciavano un volto scarno ed emaciato...Un fantasma, o ancor peggio, un morto vivente!
Entrambi gridarono.
Proprio in quel momento qualcuno bussò con decisione.
"Polizia! Aprite la porta!"
"Arriviamo", risposero in coro i due ladri. "Salvateci, questa grotta è infestata dal demonio!!!"
La coppia di delinquenti si lanciò in una corsa forsennata verso l'uscita ma non arrivò a destinazione.
SPLASH!!!
Il laghetto di casa Bosciarqi si mise di mezzo.
Maio e Lio ci caddero dentro...e noi sappiamo bene cosa ospita. Purtroppo lo scoprirono ben presto anche loro. Dopo pochi istanti infatti, i ladruncoli, schizzarono fuori dalle acque come saette.
"AAAAAAAAAAAAHHHHHHHHH "
Paura & Dolore
Le chiappe dei malcapitati erano state azzannato dai piranha di Arame.

"Mi sento profondamente offesa. Perché non avete chiamato me?"
Quella mattina zia Arina era arrivata a casa Bosciarqi e si era trovata di fronte ad una scena sconvolgente. Ora ne stava parlando al telefono con Amaranda.
"Sì, mia cara ma devi ringraziare la tua buona stella che mi ha suggerito di passare a farvi visita".
Attese che l'interlocutrice parlasse.
"Ascoltami",  riprese la vispa vecchietta, dopo pochi istanti di silenzio. "Quando ho aperto la porta di casa vostra, ho visto la donna delle pulizie armata di toserba e diserbante che stava massacrando il  tuo splendido salotto e la tata che aveva legato i bambini perché cercavano di impedire quello scempio".
La vecchia zia Arina torna ad ascoltare.
"Ma quanto personale avevi assunto? Zitta un attimo, ascolta me.", alzò la voce, mettendo in mostra l'unico dente adunco che aveva in bocca. "I due che sono arrivati la notte, sono scappati subito. Non ho ben capito. Alaja è Arame, hanno detto che sono andati via con la polizia".
Pausa.
"Ad ogni modo, ora potete proseguire la vostra missione con la massima tranquillità. Ci sono io e, con me, la casa è al sicuro".
La donna si aggiustò la scarna crocchia di capelli bianchi e osservò i bambini che, dalle liane, si tuffavano di testa nel piccolo laghetto del salotto.
Zia Arina, sorrise dolcemente.
Mise la mano davanti alla cornetta e sussurrò:
"Attenta Alaja, con la crapa dura che ti ritrovi rischi di spaccare il fondale".

FINE OTTAVO
EPISODIO

Nessun commento:

Posta un commento