L’amministrazione comunale di Tredozio, guidata dal sindaco Simona Vietina, da poco eletta in Parlamento, è da sempre impegnata nella tutela e nella valorizzazione del territorio. Già da qualche anno, la scelta operata per la promozione turistica si rivolge alle origini del piccolo centro abitato che, secondo un’antica leggenda, venne fondato da tre donne. La narrazione di tale origine è magistralmente tratteggiata nelle rime della poetessa Maria Virginia Fabroni che visse a Tredozio nella seconda metà del 1800 ed è proprio a questa bravissima ma sfortunata artista che l’onorevole Vietina ha intitolato un concorso di poesie. Giunta alla seconda edizione, l’iniziativa ha riscosso un successo insperato. Sono infatti oltre 600 le opere che, nei prossimi giorni, verranno giudicate da uomini e donne della cultura letteraria. Nonostante la grossa mole di lavoro, il responso dovrà essere pronto in tempo per il festival di poesie “Tres Dotes” che si terrà dal 22 al 24 giugno e che, tra i vari appuntamenti in programma, avrà per l’appunto la premiazione dei vincitori del concorso.
“Quest’anno ricorre il centoquarantesimo anniversario della morte di Maria Virginia Fabroni – spiega Simona Vietina, sindaco di Tredozio -. Ho fortemente voluto questo festival per onorare una poetessa che nel 1800 era famosa in tutta Italia ma che, purtroppo, nel secolo scorso è caduta nel dimenticatoio. Stiamo spendendo tante energia per questa manifestazione. La finalità mia e dei miei collaboratori è quella di trasformare il nostro piccolo paese in un polo della poesia e della cultura nazionale”.
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mercoledì 11 aprile 2018
martedì 24 ottobre 2017
2^EDIZIONE CONCORSO DI POESIA MARIA VIRGINIA FABRONI
REGOLAMENTO
2^ EDIZIONE CONCORSO DI POESIA
“MARIA VIRGINIA FABRONI”
Tema di questa
VENERIS DOTES A“Il coraggio delle donne”
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Maria_Virginia_Fabroni
Per scaricare la domanda, visita il sito www.tresdotes.it
1 Concorso di poesie inedite (per inedito si intende non pubblicato da nessun editore, né in formato cartaceo né digitale).
2 Sono ammesse al concorso le poesie in lingua italiana, presentate da autori, cittadini italiani e stranieri che, alla data riportata sulla scheda di partecipazione, abbiano compiuto il diciottesimo anni d'età. Ogni autore potrà inviare da un minimo di n.2 ad un massimo di n.5 poesie. La lunghezza di ciascuna opera non dovrà superare i 30 versi.
3 La modalità di partecipazione al concorso è GRATUITA.
4 Tutte le opere dovranno essere ispirate al tema “VENERIS DOTES/il coraggio delle donne”.
5 Tutte le opere dovranno essere inviate entro il 31 MARZO 2018.
6 Il testo, senza firma, e la scheda di partecipazione, corredata dei dati identificativi dell'autore (nome, cognome, età, professione, indirizzo, n. di telefono e email), dovranno pervenire preferibilmente via email all'indirizzo premiomvfabroni@gmail.com (in formato testo sottoforma di: .doc, .pdf, .jpg, ecc) o con spedizione postale o consegna diretta in numero copie UNO in busta chiusa a: MUNICIPIO DI TREDOZIO – via Martiri, 1 – 47019 TREDOZIO (FC), citando in oggetto o nel frontespizio della busta il titolo “2^ EDIZIONE DEL CONCORSO MARIA VIRGINIA FABRONI”.
7 Le poesie presentate saranno valutate ad insindacabile giudizio da una giuria che sarà nominata dal sindaco con propria determinazione, dopo la scadenza di presentazione delle poesie e sarà composta dallo stesso sindaco – o suo delegato – e da uomini e donne della cultura letteraria. La composizione della giuria verrà resa nota, attraverso i canali ufficiali.
8 L'opera vincitrice verrà riprodotta su un apposito muro, indicato dall'amministrazione comunale. Ai primi tre classificati saranno consegnati attestatati con motivazione. Tutte le poesie meritevoli verranno pubblicate su un volumetto celebrativo, biennale, editore dalla casa editrice TEMPO AL LIBRO.
9 La premiazione avrà luogo a Tredozio durante il festival TRES DOTES che si terrà a fine giugno 2018. Ai vincitori sarà data comunicazione via email o telefonica. La mancata presenza alla cerimonia di premiazione sarà causa di decadenza della titolarità del premio. In caso di assenza, il vincitore ha facoltà di delegare un suo incaricato per presenziare all'evento.
10 Gli autori rimangono pienamente in possesso dei diritti relativi ai testi con cui intendono partecipare al concorso. Accettano, altresì, di concedere, a titolo gratuito e senza pretendere i diritti di esecuzione, riproduzione e pubblica diffusione delle opere presentate. Inoltre, gli autori accettano di concedere, a titolo gratuito e senza nulla pretendere, i diritti di pubblicazione, distribuzione e vendita delle opere presentate, nella realizzazione del volumetto celebrativo.
11 Per poter partecipare è necessaria l'autorizzazione al trattamento dei dati personali. Il/La partecipante è inoltre totalmente responsabile della veridicità dei dati comunicati, dell'autenticità e paternità dell'opera.
12 Le opere non verranno restituite. L'organizzazione non sarà responsabile per eventuali disguidi postali e/o per ogni altro caso di smarrimento.
13 La partecipazione al concorso implica la totale accettazione del presente bando, la mancanza di una delle condizioni richieste, invalida l'iscrizione e determina l'esclusione dei testi inviati.
IL TERMINE PER L'INVIO E' IL
31 MARZO 2018
Per ulteriori informazioni: premiomvfabroni@gmail.com
2^ EDIZIONE CONCORSO DI POESIA
“MARIA VIRGINIA FABRONI”
Tema di questa
VENERIS DOTES A“Il coraggio delle donne”
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Maria_Virginia_Fabroni
Per scaricare la domanda, visita il sito www.tresdotes.it
1 Concorso di poesie inedite (per inedito si intende non pubblicato da nessun editore, né in formato cartaceo né digitale).
2 Sono ammesse al concorso le poesie in lingua italiana, presentate da autori, cittadini italiani e stranieri che, alla data riportata sulla scheda di partecipazione, abbiano compiuto il diciottesimo anni d'età. Ogni autore potrà inviare da un minimo di n.2 ad un massimo di n.5 poesie. La lunghezza di ciascuna opera non dovrà superare i 30 versi.
3 La modalità di partecipazione al concorso è GRATUITA.
4 Tutte le opere dovranno essere ispirate al tema “VENERIS DOTES/il coraggio delle donne”.
5 Tutte le opere dovranno essere inviate entro il 31 MARZO 2018.
6 Il testo, senza firma, e la scheda di partecipazione, corredata dei dati identificativi dell'autore (nome, cognome, età, professione, indirizzo, n. di telefono e email), dovranno pervenire preferibilmente via email all'indirizzo premiomvfabroni@gmail.com (in formato testo sottoforma di: .doc, .pdf, .jpg, ecc) o con spedizione postale o consegna diretta in numero copie UNO in busta chiusa a: MUNICIPIO DI TREDOZIO – via Martiri, 1 – 47019 TREDOZIO (FC), citando in oggetto o nel frontespizio della busta il titolo “2^ EDIZIONE DEL CONCORSO MARIA VIRGINIA FABRONI”.
7 Le poesie presentate saranno valutate ad insindacabile giudizio da una giuria che sarà nominata dal sindaco con propria determinazione, dopo la scadenza di presentazione delle poesie e sarà composta dallo stesso sindaco – o suo delegato – e da uomini e donne della cultura letteraria. La composizione della giuria verrà resa nota, attraverso i canali ufficiali.
8 L'opera vincitrice verrà riprodotta su un apposito muro, indicato dall'amministrazione comunale. Ai primi tre classificati saranno consegnati attestatati con motivazione. Tutte le poesie meritevoli verranno pubblicate su un volumetto celebrativo, biennale, editore dalla casa editrice TEMPO AL LIBRO.
9 La premiazione avrà luogo a Tredozio durante il festival TRES DOTES che si terrà a fine giugno 2018. Ai vincitori sarà data comunicazione via email o telefonica. La mancata presenza alla cerimonia di premiazione sarà causa di decadenza della titolarità del premio. In caso di assenza, il vincitore ha facoltà di delegare un suo incaricato per presenziare all'evento.
10 Gli autori rimangono pienamente in possesso dei diritti relativi ai testi con cui intendono partecipare al concorso. Accettano, altresì, di concedere, a titolo gratuito e senza pretendere i diritti di esecuzione, riproduzione e pubblica diffusione delle opere presentate. Inoltre, gli autori accettano di concedere, a titolo gratuito e senza nulla pretendere, i diritti di pubblicazione, distribuzione e vendita delle opere presentate, nella realizzazione del volumetto celebrativo.
11 Per poter partecipare è necessaria l'autorizzazione al trattamento dei dati personali. Il/La partecipante è inoltre totalmente responsabile della veridicità dei dati comunicati, dell'autenticità e paternità dell'opera.
12 Le opere non verranno restituite. L'organizzazione non sarà responsabile per eventuali disguidi postali e/o per ogni altro caso di smarrimento.
13 La partecipazione al concorso implica la totale accettazione del presente bando, la mancanza di una delle condizioni richieste, invalida l'iscrizione e determina l'esclusione dei testi inviati.
IL TERMINE PER L'INVIO E' IL
31 MARZO 2018
Per ulteriori informazioni: premiomvfabroni@gmail.com
giovedì 21 settembre 2017
LAVORI IN CORSO
Mi scuso per la prolungata assenza ma tengo a precisare che il blog MURO DI LIBRI è ancora vivo e molto attivo.
Con la fine dell'estate, stiamo organizzando grandi eventi per il 2018. Gli amanti della poesia avranno di che sbizzarrirsi.
Qui di seguito, vi mostrerò cosa bolle in pentola... prima di tutto, ci sarà la seconda edizione del concorso MARIA VIRGINIA FABRONI. Dopo il grandissimo successo della passata stagione, non potevamo esimerci dal ripetere l'esperienza ma, questa volta, molto più in grande.
Siete curiosi?
Qui di sotto, troverete un ulteriore indizio.
Restate sintonizzati.
Con la fine dell'estate, stiamo organizzando grandi eventi per il 2018. Gli amanti della poesia avranno di che sbizzarrirsi.
Qui di seguito, vi mostrerò cosa bolle in pentola... prima di tutto, ci sarà la seconda edizione del concorso MARIA VIRGINIA FABRONI. Dopo il grandissimo successo della passata stagione, non potevamo esimerci dal ripetere l'esperienza ma, questa volta, molto più in grande.
Siete curiosi?
Qui di sotto, troverete un ulteriore indizio.
Restate sintonizzati.
sabato 5 agosto 2017
PIROMANI A CASA BOSCIARQI
Freudaccio era stretto nella morsa del caldo soffocante e nemmeno casa Bosciarqi, pur trovandosi sotto strati e strati di erbacce, era risparmiata da quella canicola infernale. Tutt'altro. Lì però l'ingegno non mancava di certo...anche se, a volte, può non essere sufficiente.
"L'acqua del mio stagno è quasi tiepida", si lagnò infatti Arame.
Nel riemergere, il bimbo trovò la madre distesa sul prato del soggiorno, con indosso un succinto costume intero verde a fiori bianchi e rossi, da cui debordavano enormi rotoli di grasso. La donna era coperta da uno sciame di api - le sue adorate apette, come le chiamava lei - che facevano un baccano assordante.
"Non si stancano di farti vento?", domandò il figlio.
"Assolutamente no, sono felici di rinfrescare la loro regina. Le loro alette sono piccole ma miracolose", spiegò la donna che per superare il forte ronzio dovette alzare il tono di voce, rendendolo ancor più gracchiante del solito. "Non sono meravigliose?".
"Chiederei a loro se sono contente".
"Ecco qua la nostra bellissima regina delle api".
"Buongiorno caro, mi sto gustando un po' di refrigerio", disse al marito che era appena entrato in soggiorno a cavallo di Malassa la giraffa. Sulla cima del lungo collo dell'animale, vi era un gigantesco ventaglio rosso e azzurro, fermato alla base del muso con una striscia di felcro.
"Anche noi abbiamo studiato un bellissimo modo per rinfrescarci, vero Malassina mia?".
Ciò detto, sollevò un secondo ventaglio che stringeva in mano e lo roteò in aria a mo' di lazo. "Ad essere sinceri, mi sa che da questo scambio di favori sia io ad ottenere il maggior vantaggio. Col collo che si ritrova riesce a spostare molta più aria di me, nonostante anch'io abbia misure di tutto rispetto", sorrise l'uomo, mettendo in mostra gli arti sproporzionati...secchi e lunghi da dubitare che fossero veri e, con la canottiera arancione che li lasciava scoperti, vi assicuro che pareva dovessero spezzarsi da un momento all'altro.
"Sai dove sia Alaja?", domandò Amaranda.
"Sarà sepolta da qualche parte".
E a confermare l'ipotesi del padre, nel soggiorno echeggiò una vocina che pareva provenire proprio dall'oltretomba.
"Sono quaggiù e non ho alcuna intenzione di lasciare il mio riparo".
"Certo che no, tesoro mio", le disse il padre, poi si rivolse alla moglie ed aggiunse. "E pensare che certa gente crede che essere sepolti vivi sia una cosa orribile".
Amaranda sorrise.
"Mio caro, sai meglio di me quanto può essere strana la gente".
Fortunatamente, le acque del Lago Secco, su cui si affacciava la cittadina collinare, rinfrescavano un po' le notti dei freudaccesi che, altrimenti, sarebbero state ben più torride e afose. Nonostante questo, il caldo si faceva sentire anche nelle ore notturne. Ognuno adottava la propria strategia per riuscire a dormire sonni tranquilli e, come già detto, nel campo dell'inventiva, la famiglia Bosciarqi non aveva nulla da invidiare a nessuno... No, proprio a nessuno!!
Grazie alle preziose branchie, Arame dormiva immerso nel suo stagno domestico. Alaja invece non era ancora riaffiorata dal fresco loculo che si era scavata ed ora stava ronfando beatamente. Pure i padroni di casa erano riusciti ad appisolati grazie al refrigerio offerto dalle api di Amaranda. Oddio, il rumore poteva essere fastidioso ma con due tappi di cera passava la paura... EH GIÀ, anche Abien si era dovuto adeguare. Malassa si era categoricamente rifiutata di ondeggiare il collo per tutta la notte anzi, già a metà pomeriggio aveva abbandonato il ventaglio su di un ramo alla sua portata, e si era allontanata con passo altezzoso, lasciando il povero Abien con un palmo di naso.
Le api invece erano diverse.
Nel DNA hanno ben impressa la loro indole servile e mai e poi mai avrebbero permesso che la loro regina - in molta carne e poco ossa - avesse sofferto il caldo impietoso di quell'estate anomala.
Nel cuore della notte, Alaja decise di dissotterrarsi e di sgranocchiare un pezzo di marmo fresco.
Passando in prossimità dello stagno, osservò il fratellino che dormiva beatamente, sommerso nell'acqua.
Mentre si avvicinava alla cucina, udì delle voci provenienti dall'esterno. Quindi sollevò lo sguardo e notò uno strano gioco di luci ed ombre che, entrando dalle alte finestre circolari, ondeggiava sulle erbacce che infestavano il sofitto - come tutto il resto della casa, d'altra parte -.
La bimba tornò subito sui suoi passi e immergendo una mano, scosse Arame.
Come una saetta, il piraha si avventò sulle dita di Alaja ma, ahilui, il morso procurò più dolore all'incauto predatore che alla vittima designata... il pesce carnivoro aveva appena scoperto che la pelle della bimba era dura come il sasso. Per forza, provate anche voi a nutrirvi di sole pietre come la nostra piccola amica!!! Beh, meglio di no...lasciatele mangiare alla giovanissima Bosciarqi.
"Perché mi hai svegliato?"
"Guarda lassù" E indicò il soffitto. "Ho anche sentito delle voci".
I due fratellini risalirono una delle tante liane che penzolavano fino a terra. Lassù, al posto dei festanti uccellini che cinguettavano tutto il giorno, ora il soggiorno dei Bosciarqi era invaso da una miriade di pipistrelli svolazzanti.
Giunti alle finestre, i bambini lasciarono la liana e scavalcarono il davanzale.
Il cielo era trapuntato da numerose stelle e una piccola falce di Luna faceva capolino nell'oscurità della notte. Ma questo a noi interessa poco o niente.
Ciò che colpì realmente i fratellini fu la lingua di fuoco che si innalzava fin sopra al tetto della loro balorda casa... "balorda" è un mio giudizio, non certo dei due bimbi....
Attorno ad esso stavano tre uomini che confabulavano tra loro.
Ai giovanissimi Bosciarqi parve di udire "Facciamo presto" poi, una serie di parole incomprensibili.
"...prenderemo la nostra ricompensa..." e ancora frasi che non capirono, seguite da risate sguaiate, prontamente interrotte da uno dei tre che ammonì gli altri due. " Zitti! Non vorrete svegliare tutti!"
Alaja e Arame si guardarono.
"Dobbiamo aiutarli", suggerì la sorella.
Il fratello annuì.
Rientrarono in massimo silenzio e ridiscesero la liana.
"Siete forse impazziti? Cosa state combinando?"
La voce sgradevole di Amaranda, interruppe l'armeggiare dei tre individui. Di colpo, smisero di agitare le coperte con le quali cercavano di alimentare le fiamme.
"Accidenti!", imprecò il più basso dei tre.
"Non è questo il modo! Così le fiamme non si spegneranno mai", proseguì la donna che, evidentemente, aveva travisato le intenzioni dei malviventi.
"Mia moglie ha ragione ma non preoccupatevi, ora ci siamo qua noi!".
"Ma che cavolo state dicendo?", domandò l'uomo che aveva parlato poc'anzi.
"Tranquilli, non lo diremo a nessuno, potete prendere voi tutto il merito, vero zuccherino mio?"
Il signor Bosciarqi fece l'occhiolino alla moglie.
"Ma certo. Bimbi, siete pronti?" domandò Amaranda, voltandosi all'indietro.
Quando i piromani videro sopraggiungere i giovani Bosciarqi, alle spalle dei genitori, per poco non vennero sopraffatti da un infarto fulminante.
Arame, dal corpo cadaverico e col fisico secco più di un chiodo, aveva il volto rigonfio e deformato come se avesse inghiottito un cocomero intero.
Alaja era addirittura inquietante. Con la cute cinerea che si ritrovava e lo slip di metallo che aveva messo su, sembrava un incrocio tra uno zombie e un robot...
"Forza piccoli miei, fate vedere a questi bravi uomini cosa sapete fare", li spronò Abien.
I figli annuirono.
Dalla bocca del bimbo prese a sgorgare un getto d'acqua, praticamente infinito, che si abbatté sulle fiamme. Ma questo era niente. Come in tutti i racconti ben strutturati - non che questo lo sia ma - anche qui, il meglio viene riservato per la fine...proseguite a leggere, queste sono solo considerazioni personali...
A quel punto infatti, la sorella lanciò un grido talmente acuto da costringere i malviventi, già sconvolti, a tapparsi le orecchie con le mani, poi corse verso le fiamme e ci si buttò dentro. Si distese a terra e iniziò a rotolare per tutta l'area incendiata.
Dopo qualche secondo di sbigottimento, i piromani se la diedero a gambe levate.... Arrivarono addirittura a superare la vecchia e malconcia cancellata con un unico salto. Dei veri olimpionici mancati!!!! Che ne dite?
Ad ogni modo, ora erano i coniugi Bosciarqi ad essere sorpresi. Come mai quei pover uomini erano scappati in quel modo? Abien e Amaranda si scambiarono uno sguardo dubbioso. Poi tornarono aa osservare i figli all'opera.
"Tesorini, noi torniamo a letto. Quando avete finito, andate a riposare anche voi".
"Certo mamma", rispose Alaja, visto che il fratello stava ancora sputando acqua sul fuoco.
La mattina successiva, Abien e Amaranda andarono in giardino per verificare i danni dell'incendio.
"Dolcissimo topolino mio, secondo te per quale ragione quei bravi signori sono scappati via?", domandò il signor Bosciarqi mentre lasciava vagare lo sguardo sulla chiazza di bruciato che le fiamme avevano lasciato.
"Poveretti! Io rimango dell'opinione che si siano sentiti umiliati dalla bravura dei nostri figli. Molti adulti non accettano di essere superati dai bambini".
"Hai ragione, bocciolino mio. Nonostante l'umiliazione, sono convinto che avranno gioito del risultato di Arame e Alaja. Se non fossero intervenuti in tempo, non avrebbero mai spento il fuoco e il rimorso li avrebbe accompagnati per molto tempo".
"Hai ragione come sempre, mio caro. Spero con tutto il cuore che quei bravi signori abbiano ricevuto comunque il compenso che spettava loro. Dopo tutto, l'impegno ce l'hanno messo".
"Certo, dolcetto mio, ne sono sicuro", concluse il signor Bosciarqi.
Abbracciò la moglie e, insieme, rientrarono in casa.
"L'acqua del mio stagno è quasi tiepida", si lagnò infatti Arame.
Nel riemergere, il bimbo trovò la madre distesa sul prato del soggiorno, con indosso un succinto costume intero verde a fiori bianchi e rossi, da cui debordavano enormi rotoli di grasso. La donna era coperta da uno sciame di api - le sue adorate apette, come le chiamava lei - che facevano un baccano assordante.
"Non si stancano di farti vento?", domandò il figlio.
"Assolutamente no, sono felici di rinfrescare la loro regina. Le loro alette sono piccole ma miracolose", spiegò la donna che per superare il forte ronzio dovette alzare il tono di voce, rendendolo ancor più gracchiante del solito. "Non sono meravigliose?".
"Chiederei a loro se sono contente".
"Ecco qua la nostra bellissima regina delle api".
"Buongiorno caro, mi sto gustando un po' di refrigerio", disse al marito che era appena entrato in soggiorno a cavallo di Malassa la giraffa. Sulla cima del lungo collo dell'animale, vi era un gigantesco ventaglio rosso e azzurro, fermato alla base del muso con una striscia di felcro.
"Anche noi abbiamo studiato un bellissimo modo per rinfrescarci, vero Malassina mia?".
Ciò detto, sollevò un secondo ventaglio che stringeva in mano e lo roteò in aria a mo' di lazo. "Ad essere sinceri, mi sa che da questo scambio di favori sia io ad ottenere il maggior vantaggio. Col collo che si ritrova riesce a spostare molta più aria di me, nonostante anch'io abbia misure di tutto rispetto", sorrise l'uomo, mettendo in mostra gli arti sproporzionati...secchi e lunghi da dubitare che fossero veri e, con la canottiera arancione che li lasciava scoperti, vi assicuro che pareva dovessero spezzarsi da un momento all'altro.
"Sai dove sia Alaja?", domandò Amaranda.
"Sarà sepolta da qualche parte".
E a confermare l'ipotesi del padre, nel soggiorno echeggiò una vocina che pareva provenire proprio dall'oltretomba.
"Sono quaggiù e non ho alcuna intenzione di lasciare il mio riparo".
"Certo che no, tesoro mio", le disse il padre, poi si rivolse alla moglie ed aggiunse. "E pensare che certa gente crede che essere sepolti vivi sia una cosa orribile".
Amaranda sorrise.
"Mio caro, sai meglio di me quanto può essere strana la gente".
Fortunatamente, le acque del Lago Secco, su cui si affacciava la cittadina collinare, rinfrescavano un po' le notti dei freudaccesi che, altrimenti, sarebbero state ben più torride e afose. Nonostante questo, il caldo si faceva sentire anche nelle ore notturne. Ognuno adottava la propria strategia per riuscire a dormire sonni tranquilli e, come già detto, nel campo dell'inventiva, la famiglia Bosciarqi non aveva nulla da invidiare a nessuno... No, proprio a nessuno!!
Grazie alle preziose branchie, Arame dormiva immerso nel suo stagno domestico. Alaja invece non era ancora riaffiorata dal fresco loculo che si era scavata ed ora stava ronfando beatamente. Pure i padroni di casa erano riusciti ad appisolati grazie al refrigerio offerto dalle api di Amaranda. Oddio, il rumore poteva essere fastidioso ma con due tappi di cera passava la paura... EH GIÀ, anche Abien si era dovuto adeguare. Malassa si era categoricamente rifiutata di ondeggiare il collo per tutta la notte anzi, già a metà pomeriggio aveva abbandonato il ventaglio su di un ramo alla sua portata, e si era allontanata con passo altezzoso, lasciando il povero Abien con un palmo di naso.
Le api invece erano diverse.
Nel DNA hanno ben impressa la loro indole servile e mai e poi mai avrebbero permesso che la loro regina - in molta carne e poco ossa - avesse sofferto il caldo impietoso di quell'estate anomala.
Nel cuore della notte, Alaja decise di dissotterrarsi e di sgranocchiare un pezzo di marmo fresco.
Passando in prossimità dello stagno, osservò il fratellino che dormiva beatamente, sommerso nell'acqua.
Mentre si avvicinava alla cucina, udì delle voci provenienti dall'esterno. Quindi sollevò lo sguardo e notò uno strano gioco di luci ed ombre che, entrando dalle alte finestre circolari, ondeggiava sulle erbacce che infestavano il sofitto - come tutto il resto della casa, d'altra parte -.
La bimba tornò subito sui suoi passi e immergendo una mano, scosse Arame.
Come una saetta, il piraha si avventò sulle dita di Alaja ma, ahilui, il morso procurò più dolore all'incauto predatore che alla vittima designata... il pesce carnivoro aveva appena scoperto che la pelle della bimba era dura come il sasso. Per forza, provate anche voi a nutrirvi di sole pietre come la nostra piccola amica!!! Beh, meglio di no...lasciatele mangiare alla giovanissima Bosciarqi.
"Perché mi hai svegliato?"
"Guarda lassù" E indicò il soffitto. "Ho anche sentito delle voci".
I due fratellini risalirono una delle tante liane che penzolavano fino a terra. Lassù, al posto dei festanti uccellini che cinguettavano tutto il giorno, ora il soggiorno dei Bosciarqi era invaso da una miriade di pipistrelli svolazzanti.
Giunti alle finestre, i bambini lasciarono la liana e scavalcarono il davanzale.
Il cielo era trapuntato da numerose stelle e una piccola falce di Luna faceva capolino nell'oscurità della notte. Ma questo a noi interessa poco o niente.
Ciò che colpì realmente i fratellini fu la lingua di fuoco che si innalzava fin sopra al tetto della loro balorda casa... "balorda" è un mio giudizio, non certo dei due bimbi....
Attorno ad esso stavano tre uomini che confabulavano tra loro.
Ai giovanissimi Bosciarqi parve di udire "Facciamo presto" poi, una serie di parole incomprensibili.
"...prenderemo la nostra ricompensa..." e ancora frasi che non capirono, seguite da risate sguaiate, prontamente interrotte da uno dei tre che ammonì gli altri due. " Zitti! Non vorrete svegliare tutti!"
Alaja e Arame si guardarono.
"Dobbiamo aiutarli", suggerì la sorella.
Il fratello annuì.
Rientrarono in massimo silenzio e ridiscesero la liana.
"Siete forse impazziti? Cosa state combinando?"
La voce sgradevole di Amaranda, interruppe l'armeggiare dei tre individui. Di colpo, smisero di agitare le coperte con le quali cercavano di alimentare le fiamme.
"Accidenti!", imprecò il più basso dei tre.
"Non è questo il modo! Così le fiamme non si spegneranno mai", proseguì la donna che, evidentemente, aveva travisato le intenzioni dei malviventi.
"Mia moglie ha ragione ma non preoccupatevi, ora ci siamo qua noi!".
"Ma che cavolo state dicendo?", domandò l'uomo che aveva parlato poc'anzi.
"Tranquilli, non lo diremo a nessuno, potete prendere voi tutto il merito, vero zuccherino mio?"
Il signor Bosciarqi fece l'occhiolino alla moglie.
"Ma certo. Bimbi, siete pronti?" domandò Amaranda, voltandosi all'indietro.
Quando i piromani videro sopraggiungere i giovani Bosciarqi, alle spalle dei genitori, per poco non vennero sopraffatti da un infarto fulminante.
Arame, dal corpo cadaverico e col fisico secco più di un chiodo, aveva il volto rigonfio e deformato come se avesse inghiottito un cocomero intero.
Alaja era addirittura inquietante. Con la cute cinerea che si ritrovava e lo slip di metallo che aveva messo su, sembrava un incrocio tra uno zombie e un robot...
"Forza piccoli miei, fate vedere a questi bravi uomini cosa sapete fare", li spronò Abien.
I figli annuirono.
Dalla bocca del bimbo prese a sgorgare un getto d'acqua, praticamente infinito, che si abbatté sulle fiamme. Ma questo era niente. Come in tutti i racconti ben strutturati - non che questo lo sia ma - anche qui, il meglio viene riservato per la fine...proseguite a leggere, queste sono solo considerazioni personali...
A quel punto infatti, la sorella lanciò un grido talmente acuto da costringere i malviventi, già sconvolti, a tapparsi le orecchie con le mani, poi corse verso le fiamme e ci si buttò dentro. Si distese a terra e iniziò a rotolare per tutta l'area incendiata.
Dopo qualche secondo di sbigottimento, i piromani se la diedero a gambe levate.... Arrivarono addirittura a superare la vecchia e malconcia cancellata con un unico salto. Dei veri olimpionici mancati!!!! Che ne dite?
Ad ogni modo, ora erano i coniugi Bosciarqi ad essere sorpresi. Come mai quei pover uomini erano scappati in quel modo? Abien e Amaranda si scambiarono uno sguardo dubbioso. Poi tornarono aa osservare i figli all'opera.
"Tesorini, noi torniamo a letto. Quando avete finito, andate a riposare anche voi".
"Certo mamma", rispose Alaja, visto che il fratello stava ancora sputando acqua sul fuoco.
La mattina successiva, Abien e Amaranda andarono in giardino per verificare i danni dell'incendio.
"Dolcissimo topolino mio, secondo te per quale ragione quei bravi signori sono scappati via?", domandò il signor Bosciarqi mentre lasciava vagare lo sguardo sulla chiazza di bruciato che le fiamme avevano lasciato.
"Poveretti! Io rimango dell'opinione che si siano sentiti umiliati dalla bravura dei nostri figli. Molti adulti non accettano di essere superati dai bambini".
"Hai ragione, bocciolino mio. Nonostante l'umiliazione, sono convinto che avranno gioito del risultato di Arame e Alaja. Se non fossero intervenuti in tempo, non avrebbero mai spento il fuoco e il rimorso li avrebbe accompagnati per molto tempo".
"Hai ragione come sempre, mio caro. Spero con tutto il cuore che quei bravi signori abbiano ricevuto comunque il compenso che spettava loro. Dopo tutto, l'impegno ce l'hanno messo".
"Certo, dolcetto mio, ne sono sicuro", concluse il signor Bosciarqi.
Abbracciò la moglie e, insieme, rientrarono in casa.
FINE DECIMO
EPISODIO
martedì 25 luglio 2017
TRES DOTES - IL LIBRO
Il 2 luglio è uscito il nuovo libro che ho scritto a quattro mani con Barbara Verni.
Naturalmente non pubblico un'autorecensione, mi limito a riportare cosa si legge sulla quarta di copertina, in modo da alimentare la vostra curiosità.
"Gli dei sono le menti, gli uomini le braccia.
La conquista della Cispadania è realmente dovuta alla decisione dei Consoli di Roma o esiste una volontà superiore che li guida?
Le battaglie tra galli e romani, i presagi e le maledizioni degli dei, gli amori e i complotti animano queste pagine avvincenti.
Le vicende di Decimo Flavio, del druido Idwal, dell'affascinante Vaneta vi condurranno in un viaggio nel passato nelle zone collinari prossime a Faventia, là dove ancora oggi scorre il torrente Trans Mazzum, alla scoperta delle ..... TRES DOTES."
Titolo : TRES DOTES
Autore: LORENZO BOSI e BARBARA VERNI
Editore: TEMPO AL LIBRO
Genere: STORICO/MITOLOGICO
Pagine: 189
Per ulteriori info: murodilibri@libero.it
www.tempoallibro.it
TREDOZIO
....
Tre giovinette da le bionde chiome
questo abitaro un dì sfatto Castello;
e prime furo a dar principio e nome
al piccolo solingo paesello
che discendendo per difficil calle
s'incontra giuso ne l'angusta valle.
....
e Tredozio il paese fu nomato
da le tre doti che l'avean fondato.
ESTRATTO DELLA POESIA COMPOSTA NEL 1872 DA
MARIA VIRGINIA FABRONI DA TREDOZIO
Naturalmente non pubblico un'autorecensione, mi limito a riportare cosa si legge sulla quarta di copertina, in modo da alimentare la vostra curiosità.
"Gli dei sono le menti, gli uomini le braccia.
La conquista della Cispadania è realmente dovuta alla decisione dei Consoli di Roma o esiste una volontà superiore che li guida?
Le battaglie tra galli e romani, i presagi e le maledizioni degli dei, gli amori e i complotti animano queste pagine avvincenti.
Le vicende di Decimo Flavio, del druido Idwal, dell'affascinante Vaneta vi condurranno in un viaggio nel passato nelle zone collinari prossime a Faventia, là dove ancora oggi scorre il torrente Trans Mazzum, alla scoperta delle ..... TRES DOTES."
Titolo : TRES DOTES
Autore: LORENZO BOSI e BARBARA VERNI
Editore: TEMPO AL LIBRO
Genere: STORICO/MITOLOGICO
Pagine: 189
Per ulteriori info: murodilibri@libero.it
www.tempoallibro.it
TREDOZIO
....
Tre giovinette da le bionde chiome
questo abitaro un dì sfatto Castello;
e prime furo a dar principio e nome
al piccolo solingo paesello
che discendendo per difficil calle
s'incontra giuso ne l'angusta valle.
....
e Tredozio il paese fu nomato
da le tre doti che l'avean fondato.
ESTRATTO DELLA POESIA COMPOSTA NEL 1872 DA
MARIA VIRGINIA FABRONI DA TREDOZIO
giovedì 13 luglio 2017
RISULTATI FINALI CONCORSO
Scusate l'assenza ma con questo caldo la mia concentrazione è talmente labile da non permettermi di pubblicare nemmeno un post.
Come preannunciato, il 2 luglio si è tenuta la premiazione del concorso di poesie Maria Virginia Fabroni.
Qui di seguito potete vedere, in dettaglio, le poesie premiate.
Non mi resta che invitarvi alla prossima edizione.
Come preannunciato, il 2 luglio si è tenuta la premiazione del concorso di poesie Maria Virginia Fabroni.
Qui di seguito potete vedere, in dettaglio, le poesie premiate.
Non mi resta che invitarvi alla prossima edizione.
martedì 27 giugno 2017
TREDOZIO
Percorrendo la sinuosa via
che da Faenza va in altura,
già si avverte l'armonia
e il cuore oblìa ogni bruttura.
Si giunge su, al solingo borgo
fondato, si dice, da tre sorelle
che la poetessa Fabroni rivela
eran modeste ma anche belle.
E del gentil tocco, il risultato
è la garbata combinazione
di natura e opera umana
che qui si esalta a ogni stagione.
In inverno, la neve ti ammanta,
oh piccolo e vezzoso paesello!
Il candido manto ti protegge
e ti addobba a fine orpello.
Ma poi ovunque saranno i fiori
a punteggiare prati variopinti
e nei primaverili giorni
i cuori in alto son sospinti.
Pur dell'estate giunge l'ora
che nella piana, le notti infiamma
ma chi, in te trova rifugio,
di tale cruccio non fa un dramma.
Mio Tredozio, nella natura avvolto,
anche l'autunno, sai, riappare
coi caldi colori a far corolla,
oh immenso fiore, sei da ammirare!
Piccola perla dell'Appennino,
se da Tre Doti fosti creata,
è il grande amore di chi ti vive
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