Percorrendo la sinuosa via
che da Faenza va in altura,
già si avverte l'armonia
e il cuore oblìa ogni bruttura.
Si giunge su, al solingo borgo
fondato, si dice, da tre sorelle
che la poetessa Fabroni rivela
eran modeste ma anche belle.
E del gentil tocco, il risultato
è la garbata combinazione
di natura e opera umana
che qui si esalta a ogni stagione.
In inverno, la neve ti ammanta,
oh piccolo e vezzoso paesello!
Il candido manto ti protegge
e ti addobba a fine orpello.
Ma poi ovunque saranno i fiori
a punteggiare prati variopinti
e nei primaverili giorni
i cuori in alto son sospinti.
Pur dell'estate giunge l'ora
che nella piana, le notti infiamma
ma chi, in te trova rifugio,
di tale cruccio non fa un dramma.
Mio Tredozio, nella natura avvolto,
anche l'autunno, sai, riappare
coi caldi colori a far corolla,
oh immenso fiore, sei da ammirare!
Piccola perla dell'Appennino,
se da Tre Doti fosti creata,
è il grande amore di chi ti vive
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