"L'acqua del mio stagno è quasi tiepida", si lagnò infatti Arame.
Nel riemergere, il bimbo trovò la madre distesa sul prato del soggiorno, con indosso un succinto costume intero verde a fiori bianchi e rossi, da cui debordavano enormi rotoli di grasso. La donna era coperta da uno sciame di api - le sue adorate apette, come le chiamava lei - che facevano un baccano assordante.
"Non si stancano di farti vento?", domandò il figlio.
"Assolutamente no, sono felici di rinfrescare la loro regina. Le loro alette sono piccole ma miracolose", spiegò la donna che per superare il forte ronzio dovette alzare il tono di voce, rendendolo ancor più gracchiante del solito. "Non sono meravigliose?".
"Chiederei a loro se sono contente".
"Ecco qua la nostra bellissima regina delle api".
"Buongiorno caro, mi sto gustando un po' di refrigerio", disse al marito che era appena entrato in soggiorno a cavallo di Malassa la giraffa. Sulla cima del lungo collo dell'animale, vi era un gigantesco ventaglio rosso e azzurro, fermato alla base del muso con una striscia di felcro.
"Anche noi abbiamo studiato un bellissimo modo per rinfrescarci, vero Malassina mia?".
Ciò detto, sollevò un secondo ventaglio che stringeva in mano e lo roteò in aria a mo' di lazo. "Ad essere sinceri, mi sa che da questo scambio di favori sia io ad ottenere il maggior vantaggio. Col collo che si ritrova riesce a spostare molta più aria di me, nonostante anch'io abbia misure di tutto rispetto", sorrise l'uomo, mettendo in mostra gli arti sproporzionati...secchi e lunghi da dubitare che fossero veri e, con la canottiera arancione che li lasciava scoperti, vi assicuro che pareva dovessero spezzarsi da un momento all'altro.
"Sai dove sia Alaja?", domandò Amaranda.
"Sarà sepolta da qualche parte".
E a confermare l'ipotesi del padre, nel soggiorno echeggiò una vocina che pareva provenire proprio dall'oltretomba.
"Sono quaggiù e non ho alcuna intenzione di lasciare il mio riparo".
"Certo che no, tesoro mio", le disse il padre, poi si rivolse alla moglie ed aggiunse. "E pensare che certa gente crede che essere sepolti vivi sia una cosa orribile".
Amaranda sorrise.
"Mio caro, sai meglio di me quanto può essere strana la gente".
Fortunatamente, le acque del Lago Secco, su cui si affacciava la cittadina collinare, rinfrescavano un po' le notti dei freudaccesi che, altrimenti, sarebbero state ben più torride e afose. Nonostante questo, il caldo si faceva sentire anche nelle ore notturne. Ognuno adottava la propria strategia per riuscire a dormire sonni tranquilli e, come già detto, nel campo dell'inventiva, la famiglia Bosciarqi non aveva nulla da invidiare a nessuno... No, proprio a nessuno!!
Grazie alle preziose branchie, Arame dormiva immerso nel suo stagno domestico. Alaja invece non era ancora riaffiorata dal fresco loculo che si era scavata ed ora stava ronfando beatamente. Pure i padroni di casa erano riusciti ad appisolati grazie al refrigerio offerto dalle api di Amaranda. Oddio, il rumore poteva essere fastidioso ma con due tappi di cera passava la paura... EH GIÀ, anche Abien si era dovuto adeguare. Malassa si era categoricamente rifiutata di ondeggiare il collo per tutta la notte anzi, già a metà pomeriggio aveva abbandonato il ventaglio su di un ramo alla sua portata, e si era allontanata con passo altezzoso, lasciando il povero Abien con un palmo di naso.
Le api invece erano diverse.
Nel DNA hanno ben impressa la loro indole servile e mai e poi mai avrebbero permesso che la loro regina - in molta carne e poco ossa - avesse sofferto il caldo impietoso di quell'estate anomala.
Nel cuore della notte, Alaja decise di dissotterrarsi e di sgranocchiare un pezzo di marmo fresco.
Passando in prossimità dello stagno, osservò il fratellino che dormiva beatamente, sommerso nell'acqua.
Mentre si avvicinava alla cucina, udì delle voci provenienti dall'esterno. Quindi sollevò lo sguardo e notò uno strano gioco di luci ed ombre che, entrando dalle alte finestre circolari, ondeggiava sulle erbacce che infestavano il sofitto - come tutto il resto della casa, d'altra parte -.
La bimba tornò subito sui suoi passi e immergendo una mano, scosse Arame.
Come una saetta, il piraha si avventò sulle dita di Alaja ma, ahilui, il morso procurò più dolore all'incauto predatore che alla vittima designata... il pesce carnivoro aveva appena scoperto che la pelle della bimba era dura come il sasso. Per forza, provate anche voi a nutrirvi di sole pietre come la nostra piccola amica!!! Beh, meglio di no...lasciatele mangiare alla giovanissima Bosciarqi.
"Perché mi hai svegliato?"
"Guarda lassù" E indicò il soffitto. "Ho anche sentito delle voci".
I due fratellini risalirono una delle tante liane che penzolavano fino a terra. Lassù, al posto dei festanti uccellini che cinguettavano tutto il giorno, ora il soggiorno dei Bosciarqi era invaso da una miriade di pipistrelli svolazzanti.
Giunti alle finestre, i bambini lasciarono la liana e scavalcarono il davanzale.
Il cielo era trapuntato da numerose stelle e una piccola falce di Luna faceva capolino nell'oscurità della notte. Ma questo a noi interessa poco o niente.
Ciò che colpì realmente i fratellini fu la lingua di fuoco che si innalzava fin sopra al tetto della loro balorda casa... "balorda" è un mio giudizio, non certo dei due bimbi....
Attorno ad esso stavano tre uomini che confabulavano tra loro.
Ai giovanissimi Bosciarqi parve di udire "Facciamo presto" poi, una serie di parole incomprensibili.
"...prenderemo la nostra ricompensa..." e ancora frasi che non capirono, seguite da risate sguaiate, prontamente interrotte da uno dei tre che ammonì gli altri due. " Zitti! Non vorrete svegliare tutti!"
Alaja e Arame si guardarono.
"Dobbiamo aiutarli", suggerì la sorella.
Il fratello annuì.
Rientrarono in massimo silenzio e ridiscesero la liana.
"Siete forse impazziti? Cosa state combinando?"
La voce sgradevole di Amaranda, interruppe l'armeggiare dei tre individui. Di colpo, smisero di agitare le coperte con le quali cercavano di alimentare le fiamme.
"Accidenti!", imprecò il più basso dei tre.
"Non è questo il modo! Così le fiamme non si spegneranno mai", proseguì la donna che, evidentemente, aveva travisato le intenzioni dei malviventi.
"Mia moglie ha ragione ma non preoccupatevi, ora ci siamo qua noi!".
"Ma che cavolo state dicendo?", domandò l'uomo che aveva parlato poc'anzi.
"Tranquilli, non lo diremo a nessuno, potete prendere voi tutto il merito, vero zuccherino mio?"
Il signor Bosciarqi fece l'occhiolino alla moglie.
"Ma certo. Bimbi, siete pronti?" domandò Amaranda, voltandosi all'indietro.
Quando i piromani videro sopraggiungere i giovani Bosciarqi, alle spalle dei genitori, per poco non vennero sopraffatti da un infarto fulminante.
Arame, dal corpo cadaverico e col fisico secco più di un chiodo, aveva il volto rigonfio e deformato come se avesse inghiottito un cocomero intero.
Alaja era addirittura inquietante. Con la cute cinerea che si ritrovava e lo slip di metallo che aveva messo su, sembrava un incrocio tra uno zombie e un robot...
"Forza piccoli miei, fate vedere a questi bravi uomini cosa sapete fare", li spronò Abien.
I figli annuirono.
Dalla bocca del bimbo prese a sgorgare un getto d'acqua, praticamente infinito, che si abbatté sulle fiamme. Ma questo era niente. Come in tutti i racconti ben strutturati - non che questo lo sia ma - anche qui, il meglio viene riservato per la fine...proseguite a leggere, queste sono solo considerazioni personali...
A quel punto infatti, la sorella lanciò un grido talmente acuto da costringere i malviventi, già sconvolti, a tapparsi le orecchie con le mani, poi corse verso le fiamme e ci si buttò dentro. Si distese a terra e iniziò a rotolare per tutta l'area incendiata.
Dopo qualche secondo di sbigottimento, i piromani se la diedero a gambe levate.... Arrivarono addirittura a superare la vecchia e malconcia cancellata con un unico salto. Dei veri olimpionici mancati!!!! Che ne dite?
Ad ogni modo, ora erano i coniugi Bosciarqi ad essere sorpresi. Come mai quei pover uomini erano scappati in quel modo? Abien e Amaranda si scambiarono uno sguardo dubbioso. Poi tornarono aa osservare i figli all'opera.
"Tesorini, noi torniamo a letto. Quando avete finito, andate a riposare anche voi".
"Certo mamma", rispose Alaja, visto che il fratello stava ancora sputando acqua sul fuoco.
La mattina successiva, Abien e Amaranda andarono in giardino per verificare i danni dell'incendio.
"Dolcissimo topolino mio, secondo te per quale ragione quei bravi signori sono scappati via?", domandò il signor Bosciarqi mentre lasciava vagare lo sguardo sulla chiazza di bruciato che le fiamme avevano lasciato.
"Poveretti! Io rimango dell'opinione che si siano sentiti umiliati dalla bravura dei nostri figli. Molti adulti non accettano di essere superati dai bambini".
"Hai ragione, bocciolino mio. Nonostante l'umiliazione, sono convinto che avranno gioito del risultato di Arame e Alaja. Se non fossero intervenuti in tempo, non avrebbero mai spento il fuoco e il rimorso li avrebbe accompagnati per molto tempo".
"Hai ragione come sempre, mio caro. Spero con tutto il cuore che quei bravi signori abbiano ricevuto comunque il compenso che spettava loro. Dopo tutto, l'impegno ce l'hanno messo".
"Certo, dolcetto mio, ne sono sicuro", concluse il signor Bosciarqi.
Abbracciò la moglie e, insieme, rientrarono in casa.
FINE DECIMO
EPISODIO
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